L’editoriale del British Medical Journal del 28 luglio scorso affronta ancora una volta alcuni problemi presenti nella moderna ricerca scientifica e pratica medica convenzionale:
- conflitto di interessi in medicina e la mano nascosta dell’industria farmaceutica che influisce sulle scelte cliniche
- l’esigenza di studi clinici con dati accessibili da chiunque
- l’eccesso di diagnostica e l’applicazione di terapie non necessarie
L’editorale si sofferma anche ad esaminare brevemente la questione dell’osteoporosi e dei suoi criteri diagnostici. Nel loro articolo, Andrew Grey and Mark Bolland rivelano i legami che esistono tra gruppi di supporto, accademici e industria farmaceutica che produce gli integratori di calcio e vitamina D. Sebbene ci sia evidenza che questi integratori non riducano il rischio di fratture e possano invece provocare danni, sono peraltro molto remunerativi. Le aziende che li producono e li commercializzano sono strettamente legate, attraverso sponsorizzazioni e borse di studio per la ricerca, a gruppi di pazienti e accademici delle società scientifiche.
“Ogni parte ne ha beneficio” scrivono Grey e Bolland, sebbene “la parte che può perdere, ed essere danneggiata, sono i pazienti”.